Cosa ci resta dell'Eurovision Song Contest 2025?
Eurovision 2025:
tra effetti speciali e verità artistiche.
Cosa ci resta davvero?
Effetti ultra-speciali, luci psichedeliche e un'organizzazione svizzera impeccabile: l'Eurovision 2025 a Basilea ha superato ogni aspettativa. Un evento straordinario, come solo gli svizzeri sanno orchestrare (brano in concorso compreso).
Ma torniamo alla musica, perché è di questo che mi piace parlare.
Quest'anno, le tendenze musicali dell'Eurovision hanno abbracciato temi di autoaffermazione, speranza e perseveranza.
Molti brani hanno esplorato la capacità di superare le avversità e trovare la luce nelle situazioni difficili.
Ma a tratti, questa narrazione è stata quasi soffocata da una spettacolarizzazione eccessiva.
Palchi mobili, led vision psichedeliche, costumi teatrali: tutto progettato per stupire.
Certo, lo show è parte del gioco – e va detto che la macchina Eurovision sa farlo come nessun altro – ma in diversi momenti ho avuto la sensazione che la forma stesse prendendo il sopravvento sulla sostanza, rendendo alcune performance esteticamente straordinarie ma musicalmente dimenticabili.
È un equilibrio delicato. E quando si sbilancia, si rischia di perdere quella scintilla emotiva che rende davvero memorabile una canzone.
una nota di merito all'inghilterra che esce un po' dai terzinati alla "Gabry Ponte" di cui... "anche basta"!
Malta.. "potrebbe ma... non fa" un filo di gusto in più non guastava!
Lettonia... brave, qualcosa di interessante c'è!
E poi c'è l'Italia, quest'anno rappresentata da Lucio Corsi.
In un contesto musicale dominato da produzioni potenti ma spesso simili tra loro, la sua proposta spicca per coerenza artistica e originalità.
Un brano che profuma di cantautorato italiano, con una melodia che parla al cuore e un immaginario che osa, senza urlare.
🎙️ Una piccola boccata d’aria in mezzo a un mare di produzioni ridondanti.
Confesso: l’ho tifato con tutto l’orgoglio di chi crede ancora che l’eleganza melodica sia un valore, non un retaggio del passato.
E forse, in questo entusiasmo collettivo per una proposta così fuori dagli schemi, c’è qualcosa di profondamente italiano:
quella nostalgia raffinata, quel bisogno di poesia, quella bellezza sussurrata che spesso dimentichiamo di avere — come una bandiera chiusa in un cassetto.
E se fosse proprio questo il segnale?
Che, anche senza ammetterlo, abbiamo voglia di più sostanza e meno sovrastrutture?
Di una semplicità autentica.
Di una bellezza che ha carattere, ma che non ha bisogno di omologarsi per brillare?
Un segnale che, tra l’altro, non arriva solo dalla musica.
Anche nella moda e nell’arte, lo si percepisce forte e chiaro.
Basti pensare al recente Met Gala 2025, dove il tema “Superfine: Tailoring Black Style” ha riportato al centro della scena la sartorialità come forma di identità profonda.
Il dress code “Tailored for You” ha sostituito l’eccesso con l’eleganza su misura, la teatralità con il significato personale.
Un invito, anche lì, a preferire ciò che è pensato, sentito, autentico.
Sarà un caso che queste scelte stiano tornando a far vibrare il pubblico?
O stiamo finalmente riscoprendo che:
la vera unicità non sta nel rumore… ma nella precisione emotiva di un gesto ben fatto?
E a confermare questa voglia di autenticità arriva proprio la vittoria dell’Austria, con Wasted Love di JJ.
Un brano che, pur parlando il linguaggio dell’elettropop contemporaneo, non ha paura di essere diverso, profondo, emotivo.
JJ canta come un angelo caduto sul dancefloor, e la sua voce — un controtenore naturale, puro e disarmante — si libra con grazia su una base elettronica che sembra costruita per farci danzare… e pensare.
Un brano che fonde sapientemente elementi pop e lirici in un crescendo che sfocia in sonorità techno, esplorando il tormento di un amore non corrisposto.
Cosa ci resta, allora, da questo Eurovision 2025?
Forse una sensazione chiara, anche se non ancora del tutto consapevole:
che il pubblico, nonostante i bagliori, le coreografie spettacolari e le impalcature sceniche perfette, stia tornando a cercare verità.
Che dietro l’intrattenimento scintillante, e alla cassa in 4 ammorbante ci sia ancora voglia di emozione sincera, di bellezza con significato, di musica che non teme di essere intima, poetica, autentica.
L’Italia con Lucio Corsi, l’Austria con JJ, il Met Gala con la sua sartorialità identitaria:
sono tutti segnali, forse sottili, ma sempre più evidenti, che il futuro non sta nell’omologazione, ma nell’originalità ben dosata.
Non nella sovrastruttura, ma nella scelta consapevole di lasciare spazio all’anima delle cose.
🎶 Forse siamo all’inizio di un nuovo ciclo.
Uno in cui la sostanza torna ad avere il suo posto.
E in cui, finalmente, il bello smette di gridare… perché ha imparato a farsi ascoltare.
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V.